Caravaggio, il lato oscuro della luce
Testo e regia di Giorgio Putzolu con Rosa Maria Messina e Giorgio Putzolu.
La vita di Caravaggio è, di fatto, la nostra storia a cavallo tra il 500 e il 600. Raccoglie l’eredità letteraria di Dante e prepara il terreno al Manzoni. È un pittore, è vero, ma i suoi quadri raccontano l’epilogo di una storia di cui ci lascia immaginare il passato e intravvedere lo sviluppo futuro. Caravaggio ha di Dante il rigore della composizione asciutta, la ricerca del legame fra noi e il divino, l’esplorazione e l’analisi del sentimento drammatico, l’indagine che porta la pittura a raccontare la condizione umana fin nella sua parte più interiore. Di Manzoni ha la denuncia sociale, la lotta, sociale e interiore, fra bene e male, l’assenza di Dio nelle peggiori azioni umane che nascono dal buio profondo di una società che si fonda, e abituata a convivere, con la crudeltà. Caravaggio riesce a raccontare storie grandi, seppur racchiuse in un fotogramma, anticipa in modo straordinario il concetto di inquadratura che sarà naturale solo con l’arrivo della macchina fotografica. Con i suoi quadri, che paiono un fermo immagine, fissa il momento preciso in cui vittima e carnefice, storia interiore e sociale, uomini e dei, sono alla resa dei conti. Per la prima volta, con un uso sapiente e drammatico, Caravaggio descrive la condizione di solitudine e di fragilità in cui l’uomo è precipitato senza una guida morale. L’attualità di Caravaggio sta nelle stesse domande, e nello stesso desiderio, che ancora oggi, i nostri ragazzi si pongono. Chi siamo noi? Possiamo essere sinceri? Cos’è questa felicità che inseguiamo? Come possiamo raccontare l’immenso oceano sentimentale in cui ci dibattiamo? Lo spettacolo affronta, con lo strumento del flusso di pensiero di Caravaggio, e della morte che lo affianca, il suo tempo storico. In una scena apparentemente caotica, come possiamo immaginare fosse lo studio di un artista come Caravaggio, composta tutta da volute di stoffe, restituirà costantemente spazi e luoghi interiori e fisici, in un gioco di rimando di figure, ombre e luci. Lo spettatore sarà immerso in una ricerca costante di autenticità drammatica, coraggiosa e struggente. La musica seguirà e racconterà con le note ciò che le parole e le immagini non possono raccontare. Lo spettacolo conduce a una riflessione costante sui nostri atti e sulle conseguenze che possono avere, sul concetto di libertà… sulla difficile sfida dell’arte del vivere.